Il Raymond Chandler Award 2022, Harlan Coben, incontra il pubblico dell’Università IULM. Un lungo intervento sul bisogno di narrare, sulla necessità di essere letto, sul lavoro per Netflix.
Articolo di Vittoria Villa

Come si diventa storyeller? Domanda chiave e centro nevralgico dell’incontro tenutosi lunedì all’università IULM. Lo scrittore e produttore Harlan Coben, Raymond Chandler Award 2022, ha messo alla prova se stesso e il pubblico in ascolto, cercando di rispondere al quesito.

Coben, incalzato da Adrian Wootton, in collegamento, si è raccontato al pubblico del Noir in Festival. Sono così emerse le indubbie capacità pragmatiche che solo un grande esperto del settore possiede (i suoi romanzi sono stati tradotti in 45 lingue). Ma, ancor più importante, Coben ha messo in risalto il valore della passione, della dedizione, del vero e proprio amore che prova nei confronti dell’arte della scrittura.

«Se non fossi uno scrittore non sarei nient’altro», rivela Coben al pubblico, certamente non celando una vena di sarcasmo (un consiglio che ha voluto dare, agli aspiranti scrittori è stato: «dovete avere una vita noiosa, così che possiate dedicarvi solo ai libri!»). Ma non basta: emerge un desiderio incontrollabile («disperato», direbbe Coben), un impulso viscerale di riuscire a raccontare una storia. 

Una storia, però, deve essere letta per essere ricordata. In questa circostanza il concetto di storyteller diviene fondamentale: questa spinta al racconto deve riuscire a muovere lo scrittore, portandolo a dar vita a un racconto che, per essere tale, necessita di qualcuno che lo ascolti. Coben parla inoltre di una «colpa», quella che prova quando non scrive. «Se non senti quella colpevolezza, cerca di guadagnartela», sostiene lo scrittore, evidenziando ancor di più come la scrittura sia un’arte per coloro che provano sulla propria pelle il bisogno di raccontare e raccontarsi.

Certamente, questa devozione, ha portato Coben a ricevere proposte da grandi case di produzione, da Sky a Netflix. E così sono arrivati gli adattamenti dai suoi romanzi. Da The Innocent a Stay Close, da The Woods a The Stranger, il sodalizio tra lo scrittore e Netflix appare inarrestabile. Coben non nasconde il suo sincero entusiasmo di fronte alla realizzazione di film o miniserie tratti dai suoi successi editoriali. A tal proposito, ha confessato il suo amore per la televisione, grande ispirazione sin da quando era bambino, seppur «nessun autore vorrebbe ammetterlo, sarebbe considerato un crimine».

Coben chiude questo appassionante incontro, sottolineando la sua ammirazione nei confronti di giovani studenti che si stanno approcciando al mondo del cinema, della televisione, della comunicazione. Il «lavoro di squadra» è centrale per lo scrittore, e apprezza particolarmente quando, anche nelle grandi produzioni Netflix, vede tra i membri della troupe ragazze e ragazzi disposti a dare tutto per dimostrare di essere in grado di partecipare alla creazione di un progetto importante. 

«Continuate a provare a creare storie», è l’incoraggiamento che Harlan Coben vuole dare al pubblico. Un consiglio che lui stesso, con dedizione e amore, non hai mai smesso di inseguire.