02 DICEMBRE 10:00 - Casa Manzoni

In collaborazione con Casa del Manzoni e Centro Nazionale Studi Manzoniani
Ideazione e coordinamento: Cinzia Masòtina e Marina Fabbri

Il romanzo noir italiano come «narrazione civile», ovvero il racconto della lotta dell’individuo per sopravvivere nella società dominata dal potere del male, può guardare ad Alessandro Manzoni come al suo più illustre e diretto antenato? Sappiamo quanto Manzoni abbia avuto una straordinaria importanza nella formazione di tanti scrittori italiani del Novecento, tra i quali ci piace distinguere Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia, entrambi legati, in modo differente, al «genere». Considerato il capostipite del noir civile dell’epoca contemporanea e primo premiato con il Raymond Chandler Award del nostro festival, Leonardo Sciascia non ha mancato di dichiarare la sua predilezione per il grande milanese: «Se mi si chiedesse a quale corrente di scrittori appartengo, e dovessi limitarmi a un solo nome, farei senza dubbio quello di Manzoni». I promessi sposi sono infatti un infallibile ritratto com’era ieri e com’è ancora oggi, un’Italia che più tardi sarà descritta da Federico De Roberto ne I viceré, da Luigi Pirandello ne I vecchi e i giovani, da Vitaliano Brancati ne Il vecchio con gli stivali o, appunto, da Sciascia.

«Come i migliori autori di Noir – dice Mauro Novelli –, Manzoni mette al centro della sua riflessione la presenza del male, in un mondo in cui i poteri pubblici (crudeli, latitanti o corrotti) lasciano i più deboli in balia dei soprusi. I promessi sposi testimoniano la scelta di reagire all’oppressione, ma senza ricorrere alla violenza. Niente di più attuale».

Anche un esperto esegeta del genere come Luca Crovi, nella sua Storia del giallo italiano del 2020, individua già nella trama de I promessi sposi un noir ante litteram: «Immaginatevi un gangster che si invaghisca di una bella fanciulla e che voglia farla sua – scrive Crovi –. Non si fermerà davanti alle minacce o ai ricatti per averla. Per questo il gangster fa ricorso ai suoi fidi sgherri per minacciare un prete e ricattarla, e fa di tutto per eliminare il promesso sposo della fanciulla. E se poi per traviare la ragazza si mettono in gioco anche una perfida assassina rinchiusa in convento e un capomafia che vive nell’ombra capirete che siamo nel bel mezzo di un noir moderno che ha per protagonisti Lucia, Don Rodrigo, i Bravi, Don Abbondio, la Monaca di Monza, l’Innominato».

Tra i personaggi creati, ricreati o ispirati alla storia ne I promessi sposi, impegnati a lottare contro l’esercizio del potere o a difendersene, si staglia il personaggio femminile di suor Gertrude, la Monaca di Monza. Come la Storia della Colonna Infame e quella di Giangiacomo Mora discendono dalla cronaca del XVII secolo, il ricco e articolato episodio della Monaca di Monza è ispirato a Suor Virgina Maria al secolo Marianna De Leyva, nata a Milano a Palazzo Marino sul finire del 1575, alla sua monacatura forzata a tredici anni per volere del padre e al successivo processo, tortura e condanna a essere «murata viva» per tredici anni nel Convento di Santa Valeria, alla stregua di criminali e prostitute.

L’intera vicenda è marcata dalla violenza patriarcale, dalla depravazione morale di un certo esercizio del potere, dall’omicidio, dalla menzogna e dall’ipocrisia di un secolo dominato dall’oscurantismo religioso. Ma se la Storia della Colonna Infame ha trovato e trova ormai una collocazione «storica», una cristallizzazione veritiera e una assoluzione nella contemporaneità, ecco che la storia di Marianna De Leyva, peccatrice non colpevole di delitto, ha subito e ancora subisce una cancellazione o la sua declinazione a «piccante e scabrosa» vicenda legata alla depravazione e alla inclinazione personale. Una storia femminile cancellata che pure ci parlerebbe e ci parla, il cui non oblio dobbiamo a Manzoni. E nel suo saggio, Manzoni moderno, Manzoni modello, Novelli sottolinea come proprio la figura femminile abbia dei caratteri che possono suscitare l’interesse contemporaneo.

Di tutto questo si parlerà in un incontro di una giornata con ospiti direttamente o indirettamente coinvolti in questa disamina e con diverse posizioni intellettuali: studiosi ed esperti che abbiano affrontato l’eredità letteraria e morale di Manzoni, come Mauro Novelli e Daniela Brogi, o che abbiano letto quell’eredità alla luce del genere noir, come Luca Crovi, infine scrittori di noir che si sono rivolti al romanzo storico o che ne abbiano sentito l’influenza, come Ben Pastor, Marcello Simoni, Marina Marazza e Giancarlo De Cataldo, ma anche cineasti come, ad esempio, Marco Bellocchio, fresco censore del clericalismo ottocentesco nel suo ultimo film Rapito, e già regista di Sangue del mio sangue (2015), che affronta un episodio di monacatura forzata, avvenuto nel Seicento nella sua Bobbio, analogo a quello descritto da Manzoni nel suo capolavoro.

PROGRAMMA
Mauro Novelli: Saluto di Casa del Manzoni
Marina Fabbri: Saluto del Festival
Cinzia Masotina: Presentazione prima parte
Mauro Novelli: «Non son più uomo!». Manzoni, il maschile, il male
Daniela Brogi: Storia del nero: la monaca di Monza
Ben Pastor: La perfetta penitente tra verità storica e finzione letteraria, ovvero come la Monaca di Monza è diventata la mia Monaca di Monza
Giancarlo De Cataldo: Il Conte del sagrato, ovvero il noir mancato di Manzoni
Giorgio Gosetti con Marco Bellocchio: Sangue del mio sangue. Storia di una monacatura forzata del Seicento a Bobbio

Marina Fabbri: Presentazione seconda parte
Luca Crovi: Scrivere il giallo storico. Tre protagonisti
Marcello Simoni: Investigare la storia: mercanti, abati, inquisitori e cadetti
Ben Pastor: Dall’antica Roma di Elio Sparziano all’Europa in guerra del XX secolo di Martin Bora

Daniela Brogi insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena. Si occupa principalmente di forme della narrazione, nella letteratura, nel cinema e nelle arti visive. Lavora su I promessi sposi, a cui ha dedicato un commento, due monografie e molti saggi, da più di venticinque anni. I suoi libri più recenti sono Altri orizzonti. Interventi sul cinema contemporaneo (2015); Un romanzo per gli occhi. Manzoni, Caravaggio e la fabbrica del realismo (2018); Lo spazio delle donne (Einaudi, 2022) e la curatela di Artemisia di Anna Banti (Oscar Mondadori, 2023). Scrive regolarmente sulla rivista online «Doppiozero» e su varie altre testate. Ha una rubrica cinematografica (Finzioni) sulla rivista «Domus». Dal 2018 fa parte della Giuria dei Letterati del Premio Campiello.

Luca Crovi, nato a Milano, è figlio dello scrittore Raffaele Crovi. Laureato in Filosofia con specializzazione in Storia Antica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra le quali «Il Giornale», «Max», «Italia Oggi» e la rivista «Suono». Dopo aver lavorato per le case editrici Camunia e Garzanti, dal 1993 Crovi è diventato redattore presso la Sergio Bonelli Editore, dove si occupa della collana Almanacchi e cura le serie del commissario Ricciardi, dai libri di Maurizio de Giovanni, e di Deadwood Dick, basato sulle storie scritte da Joe R. Lansdale. Come sceneggiatore ha anche adattato a fumetti storie di diversi autori italiani. Tra i suoi numerosi saggi dedicati al genere ricordiamo: Noir. Istruzioni per l’uso, Garzanti, 2013; La storia del giallo in 50 investigatori, illustrato da Angelo Montanari, Centuria, 2019; Storia del giallo italiano, Marsilio, 2020. È anche autore dei romanzi gialli di ambientazione milanese con protagonista il commissario De Vincenzi: L’ombra del campione, Rizzoli, 2018; L’ultima canzone del Naviglio, Rizzoli, 2020; Il gigante e la Madonnina, Rizzoli, 2022; Il mistero della torre del parco e altre storie, Società Editrice Milanese, 2022. La sua monografia sul thriller italiano Tutti i colori del giallo, pubblicata nel 2002, ha prestato il titolo alla trasmissione radiofonica condotta fino al 2011 dallo stesso Crovi su Rai Radio, insignita nel 2005 del Premio Flaiano. Dal 2016 tiene rubriche su Radio Popolare.

Mauro Novelli insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Statale di Milano, dove coordina il Master in Editoria promosso insieme ad AIE e Fondazione Mondadori. Presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani e del Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Carlo Porta, ha pubblicato numerosi studi di ambito otto-novecentesco. Tra i suoi volumi ricordiamo I «saggi lirici» di Delio Tessa (Led, 2001), Il verismo in maschera (Il Ponte Vecchio, 2004), Divora il tuo cuore, Milano. Carlo Porta e l’eredità ambrosiana (Il Saggiatore, 2013); La finestra di Leopardi. Viaggio nelle case dei grandi scrittori italiani (Feltrinelli, 2018); Nel golfo irrequieto. La narrativa di Piero Chiara (Fondazione Mondadori, 2020). Per «i Meridiani» Mondadori ha curato le Storie di Montalbano di Andrea Camilleri e le Opere di Piero Chiara. È autore con Giuseppe Iannaccone dei corsi di antologia per il biennio L’emozione della lettura, La dolce fiamma, La luce del futuro, editi da Treccani – Giunti T.V.P. Ha collaborato con la Società Dante Alighieri e scritto per «Linea d’ombra», «Tirature», «Diario» e altri periodici. Ha tenuto interventi in convegni, cicli di lezioni e conferenze in Italia, Svizzera, Francia, Germania, Grecia, Egitto, Stati Uniti.

Ben Pastor, nata a Roma, docente di scienze sociali nelle università americane, ha scritto narrativa adottando generi diversi, con un particolare impegno nel poliziesco storico. Della serie di Martin Bora, Sellerio ha già pubblicato Il Signore delle cento ossa (2011), Lumen (2012), Il cielo di stagno (2013), Luna bugiarda (2013), La strada per Itaca (2014), Kaputt Mundi (2015), I piccoli fuochi (2016), Il morto in piazza (2017), La notte delle stelle cadenti (2018), La canzone del cavaliere (2019), La sinagoga degli zingari (2021), La Venere di Salò (2022), La finestra sui tetti e altri racconti con Martin Bora (2023).

Marcello Simoni è stato archeologo e bibliotecario. «L’unico legittimo erede di Umberto Eco» secondo il critico Antonio D’Orrico. Con Il mercante di libri maledetti (2011), il suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. Un successo confermato dai successivi La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, L’isola dei monaci senza nome, La cattedrale dei morti, L’abbazia dei cento peccati, L’abbazia dei cento delitti, L’abbazia dei cento inganni, L’eredità dell’abate nero, Il patto dell’abate nero, L’enigma dell’abate nero, Il lupo nell’abbazia, La dama delle lagune e Il castello dei falchi neri. Per Einaudi ha pubblicato Il marchio dell’inquisitore (2016 e 2018), dove compare per la prima volta il personaggio di Girolamo Svampa, Il monastero delle ombre perdute (2018 e 2019), La prigione della monaca senza volto (2019 e 2020) e La selva degli impiccati (2020 e 2023). Autore anche del saggio Angeli e diavoli. L’obbedienza e la ribellione (2021). Ha vinto inoltre il premio Stampa Ferrara, il premio Salgari, il premio Il corsaro nero e il premio Jean Coste. La saga del Mercante ha consacrato Marcello Simoni come autore culto di gialli storici: i diritti di traduzione sono stati acquistati in venti Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.