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  Cinema del non detto
Sergi Vizcaino e Valérie Dréville
 
 
 09/12/2011 
Il regista di Paranormal Xperience 3-D, Sergi Vicaino, e l’interprete femminile del film De bon matin, Valérie Dréville, hanno raccontato al Jardin de l’Ange le proprie esperienze sui rispettivi set. Non potrebbero essere più differenti tra loro il divertente slasher movie del regista spagnolo e la sofisticata rappresentazione della crisi di un uomo, firmata dal francese Jean-Marc Moutout. Eppure, entrambi trovano un punto di unione nella rappresentazione del non detto: nel primo caso si tratta di un sommerso piscologico, mostrato attraverso l’utilizzo spettacolare del 3D, nel secondo di un dolore tanto forte da essere incomunicabile, reso perfettamente dall’interpretazione di Jean-Pierre Darroussin.

«Questo è il mio primo film - racconta Vizcaino - ed ero di fronte a una doppia sfida: il 3-D e gli attori molto conosciuti presenti nel cast. È stata però un’esperienza così galvanizzante da farmi dimenticare le difficoltà. La prima idea che abbiamo avuto per Paranormal Xperience era legata a un genere: lo slasher giovanile, dove di solito è protagonista un gruppo di ragazzi che si reca in un luogo pericoloso. La vera storia di questo film, però, è il rapporto tra le due sorelle e il loro passato. Il resto è contesto, come la nave del Titanic che va a fondo ed è in secondo piano rispetto alla storia d’amore di Rose e Jack».

Per quanto concerne il lavoro sul 3-D e i suoi progetti futuri, il regista racconta: «Sebbene io mi fossi informato su questa tecnologia, in questo film nessuno, eccetto un tecnico, ci aveva lavorato prima d’ora. Perciò, è stato tutto un esperimento in cui abbiamo stabilito noi le regole, imparando sul set. Il 3-D è uno strumento perfetto per fare un film del genere, ammesso che lo si faccia bene. La produttrice mi ha proposto di girarne un seguito, ma preferirei proseguire con una nuova storia. Al momento sto lavorando da solo su un’idea più complessa, sempre all’interno del genere. Mi piacerebbe fare film più internazionali con una grande distribuzione».

Valérie Dréville, invece, racconta così il lavoro su De Bon Matin: «Talvolta non possiamo capire la sofferenza neanche delle persone molto vicine a noi. Ci sono molte cose non dette nel film; per questo si è fatta la scelta di non spiegare tutto. Il film, inoltre, è cambiato molto nelle sue diverse fasi di lavorazione; l’ordine delle scene, ad esempio, è cambiato radicalmente rispetto alla sceneggiatura iniziale».

A proposito, invece, del suo lavoro come attrice,  dice: «Credo che un attore abbia bisogno sia di sapere qual è la continuità, qual è l’ordine logico del suo personaggio. Ero molto giovane quando girai con Godard, che scriveva le scene mentre filmava. Quando qualcuno gli faceva notare la stravaganza di questo metodo, lui rispondeva: «Perché, voi sapete qual è la continuità di ciò che state vivendo?» Questo modo di procedere dà al film qualcosa in più, oltre a rendersi molto spesso inevitabile a causa delle discontinuità tra la sceneggiatura e le contingenze delle riprese. Il teatro è la mia casa; al momento sono al lavoro su un testo di Dostoevskij, ma in cantiere ho un progetto con il regista Sylvain George, uno spettacolo sospeso tra cinema e teatro».