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  The Art of Pagot  
 
 07/12/2008 
Protagonista di un omaggio inserito nella sezione del Mini Noir, Marco Pagot ha incontrato i bambini nel consueto spazio dedicato ai più piccoli frequentatori del Festival. Lo abbiamo intercettato consapevoli che una carriera piena di lavori e successi non possa essere riassunta in poche righe. Anche per questo bisogna accogliere con entusiasmo l’uscita del libro The Art of Pagot (a cura di Fulvio Fiori e Marco Pagot, Edizioni BD) che ripercorre la storia dello Studio Pagot in occasione del centenario della nascita di Nino Pagot. Un volume imperdibile per chi vuole conoscere l’arte dei della famiglia italiana dell’animazione internazionale.
 
Gli inizi
«Lavoro nell’animazione dal 1970, la prima regia è del 1977, mentre la prima grande collaborazione internazionale è del 1979».
 
Il presente
«L’animazione oggi deve decidere che cosa fare da “grande”. La Disney sta sperimentando nuove forme, ma siamo in una fase di passaggio. E non tutte le strade intraprese mi sembrano interessanti e di valore. Si è costruita una mania intorno al 3D. Ma non bisogna dimenticare che questo è pur sempre un mezzo per raccontare una storia. Con Ratatouille e Nemo i risultati sono eccellenti perché hanno una narrazione eccezionale, possiedono il senso del ritmo. Altri prodotti tanto celebrati si basano su gag divertenti, per carità, ma che danno la sensazione di rimanere scene  isolate, chiuse in se stesse. Io sono ancora innamorato dei film Disney che puntavano sul disegno, sullo schizzo. E questo sembra essersi perso per strada».
 
L’Italia
«L’Italia era un esempio e un punto di riferimento per tutti gli stranieri. Un tempo la concorrenza e i numerosi committenti creavano un circolo virtuoso. Ora la situazione non è allegra. Dal punto di vista televisivo stiamo assistendo, rispetto al passato, a una contrazione di programmi dedicati all’animazione. E quando i canali sono pochi e le realtà produttive molto limitate, il rischio è quello di rinunciare alla creatività».
 
Pessimismo o realismo
«Non mi piace dare false illusioni. Il mio consiglio per chi vuole far sul serio è quello di emigrare in Francia o in Giappone. Altrimenti si resta in Italia ma stando al gioco dei pochi che dettano le regole. Tuttavia il mio non è pessimismo, è un esercizio di realismo».
 
Cinema serio!
«I festival e una parte della critica considerano l’animazione un sottoprodotto. Mi ricordo una volta dopo aver ritirato un premio, un giornalista mi chiese: “allora quando pensa di passare al cinema serio?” Ma io faccio cinema serio!»
 
Opera collettiva
«I costi di un film d’animazione sono elevati. Un episodio che si aggira sui trenta minuti può costare trecentomila euro. Una cifra giustificata dal fatto che per realizzare un’opera, come ad esempio un episodio di Carnaby Street, c’è uno studio composto da un centinaio di persone».
 
Grandi e piccini
«Il nostro Studio porta avanti due linee produttive: una per i più piccoli e una per i grandi. I bambini non vanno trattati come degli stupidi. Bisogna solo fare attenzione a raccontare delle storie senza procurare traumi. A questo proposito è necessario fare una considerazione: alcuni film di ieri e oggi e alcuni prodotti televisivi del passato erano pensati per bambini accompagnati dai genitori. La strategia era quella di istituire un legame tra genitori e figli, con questi ultimi che impauriti, per esempio da Biancaneve, cercavano il conforto del padre e della madre. Adesso i bambini guardano la televisione per conto loro e questo inevitabilmente ha delle conseguenze. Io mi pongo il problema di quale pubblico vedrà i miei lavori».
 
Il libro
«The Art of Pagot ripercorre la storia dello Studio Pagot. Il libro è uscito da poco ma avrà una serie di presentazioni importanti a partire dal prossimo anno. È ricco di immagini, di curiosità, insomma è il recupero di una memoria storica e artistica di decenni di lavori: dalle riviste degli anni Trenta, alle creazioni e produzioni cinematografiche e televisive, passando per le collaborazioni con Hanna & Barbera e con tutti i più grandi artisti della scena internazionale».