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Edizione 2012
 
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  Raymond, Graham e il club degli immortali  
 
di Giorgio Gosetti
Tutto cominciò nel 1998, l’anno del centenario della nascita di Raymond Chandler. Fu un’idea di Irene Bignardi, allora direttrice del MystFest di Cattolica, quella di offrire agli appassionati del mystery un indimenticabile appuntamento annuale con un grande della scrittura di genere, un autore per il quale le classificazioni e le etichette non fossero sufficienti.
Si pensò che solo il nome di Raymond Chandler, lo scrittore nel cui segno era nato il MystFest all’inizio degli anni Ottanta, avrebbe potuto mettere tutti d’accordo: scrittore di vaglia e creatore di un’icona del genere, cantore della “scuola dei duri” e compagno di strada di grandi come Dashiell Hammett, James C. Cain o Cornell Woolrich.
L’eredità di Chandler era allora gestita da una fondazione che faceva capo agli eredi di Graham Greene ed è per concessione del Raymond Chandler Estate che il premio fu istituito, proponendo fin dalla prima edizione un’ambiziosa relazione tra il creatore di Philip Marlowe e l’autore inglese di The Human Factor. Nel nome di Greene l’eredità di Chandler assumeva dunque una libera e vitale continuazione in contesti diversi dall’originale Bay City. Per meglio sottolineare il senso del riconoscimento e lo spettro culturale che avrebbe dovuto assumere nel tempo, Irene Bignardi e il Comitato Scientifico del Premio scelsero, l’anno dopo, un maestro indiscusso dell’intrigo metafisico e della riflessione politica e civile come Leonardo Sciascia.
Negli anni successivi sarebbero stati così festeggiati scrittori come James G. Ballard e Donald Westlake finché la nascita del Noir in Festival (nel 1991) segnò una nuova svolta e il Raymond Chandler Award andò a un maestro della spy story come Frederick Forsyth.
Da quella data, con l’eccezione di qualche riconoscimento “speciale” in omaggio alla commistione fra cinema e letteratura (una menzione speciale a Quentin Tarantino nel 1992, una a Chris Carter per X-Files nel 1996, una a Farley Granger nel 1999 in occasione del centenario di Alfred Hitchcock), molti dei maggiori autori del noir, del mystery, del racconto d’indagine, sono venuti a Courmayeur per ritirare il Premio Chandler: Fruttero & Lucentini hanno raccolto l’eredità di Sciascia per il giallo italiano; John le Carré e James Grady hanno portato in dote la memoria della Guerra Fredda; Mickey Spillane ha rilanciato l’Hard Boiled classico e James Crumley la sua versione moderna; P.D. James il mystery di scuola inglese e Ed McBain il procedural americano. Scrittori come Andrew Vacchs, Ian Rankin, George Pelecanos hanno marcato il segno dei tempi di passione sociale; Manuel Vázquez Montalbán, Osvaldo Soriano, Alicia Giménez-Bartlett hanno declinato la versione latina della lezione chandleriana; John Grisham e Scott Turow ne hanno firmato le pagine dedicate al Legal Thriller di forte segno civile; Elmore Leonard ha riscritto il codice intingendo la penna nell’inchiostro dell’ironia. E adesso, in un anno importante come l’anniversario della scomparsa di Chandler, l’onore tocca a Leonardo Padura Fuentes.
A riguardare la lista dei premiati c’è da avere il capogiro: tutti sono venuti per un semplice simbolo: la perfetta riproduzione del Brasher Doubloon, l’antica moneta dello Stato di New York, coniata nel 1787 da Ephraim Brasher, quella minuziosamente descritta da Philippe Marlowe in High Window. Una moneta tanto piccola da stare comodamente nel palmo della mano; un frammento di storia e leggenda che per il nostro Festival è diventata anche la sintesi dei valori che si rispecchiano in questo fenomeno letterario e culturale. Un riconoscimento per chi ha saputo fare della sua scrittura lo specchio fedele del nostro tempo, con le sue contraddizioni in bianco e nero, l’eroismo disincantato dei perdenti, la partecipazione dolente ai mali del presente, la voglia di combattere comunque per una fine diversa. Buon compleanno Raymond.
 
 
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