Fulci Talks, ritratto di un terrorista del genere
di Carmen Diotaiuti, Cinecittà News

Si parla di un maestro del genere non ancora del tutto riscoperto, nell’incontro Fulci Talks del Noir in Fest, con la regista Antonietta De Lillo e il critico Marcello Garofalo che nel 1993 furono gli autori di una lunga intervista a Lucio Fulci, che De Lillo inserì poi, tagliandola e montandola, in un documentario. Proprio quella lunga e preziosa chiacchierata, in larga parte ancora inedita, oggi recuperata dagli archivi, è l’oggetto del nuovo lavoro della regista che vuole «fare qualcosa che ridia agli spettatori tutta la conversazione, in maniera quasi scabrosa». Un’operazione di ritorno al passato, per raccontarlo in maniera diversa e più completa, fatto anche in precedenza con Alda Merini, «ma efficace ancora più con Fulci, che parla di tutto e di tutti, con grande libertà e senza filtri», sottolinea la regista che precisa:  «Allora eravamo giovani e interessati a far vendere che eravamo bravi, con un montaggio serrato, a effetto. Ora siamo un po’ cresciuti e lo stesso materiale con lo stesso personaggio può offrire una visione diversa».

Si considerava un terrorista dei generi, Lucio Fulci, che in un classico film di genere riusciva a inserire temi e stili personali e a spiazzare lo spettatore. «Essendo un terrorista del genere - dice nelle immagini inedite mostrate - metto le mine anche nelle definizioni della critica, che considera secondo convenzione, dividendo tra arte e non arte, cinema d’autore e cinema commerciale. Negli anni però alcuni film d’autore si sono rivelati cretinate, e viceversa».  Ma offre anche una sua precisa visione della società e del potere: «Che sono gli zombie? Sono gli uomini di potere che puoi uccidere solo sparandogli in fronte, ma è difficile perché la fronte la nascondono sempre, li vedi solo in televisione». 

Il film per Antonietta De Lillo, è un viaggio non solo alla riscoperta del suo cinema, ma anche di Fulci uomo, «una persona colta che ha un continuo corpo a corpo tra cinema d’autore, che un po’ patisce, e cinema di genere. Un uomo che sta sul precipizio del successo, che parla di sé con una certa soddisfazione, compiaciuto dal fatto che finalmente il mondo e i giovani critici si siano accorti di lui. Che ha anche un’idea politica del cinema, che cerca di trasmettere, pur ammettendo in prima persona che nei suoi film era un mercenario».

«Io faccio ritratti, più che cinema documentario - continua De Lillo -  e Lucio Fulci è come lo guardi: se vuoi vederlo come un cialtrone lo è, se vuoi vederlo come una persona lucida e con una forte visione sul presente, lo è ugualmente. In un mondo in cui tutti si fingono qualcosa, lui è un uomo innocente, si butta in pasto a chiunque con generosità e senza alcun calcolo. Qualcosa che trovo commovente». 

Rispetto all’approccio di Fulci con il sesso e con le donne, che il regista raccontava negli anni e con i toni della commedia erotica all’italiana: «Fulci è un personaggio che mi affascina perché lo potresti detestare e amare allo stesso tempo. Potrebbe essere la cosa più lontana da me, però, al tempo stesso, se mi metto vicina a lui ci sono cose che condivido. Non penso che la rappresentazione della donna debba essere sempre politicamente corretta. Credo che non bisogna avere malafede, e ritengo che Fulci non ne avesse».  

Quando sarà pronto il film? «Ancora non si sa, non sappiamo neanche che durata avrà. Possiamo solo dire che sarà un film lungo, non vorrei buttare nulla. Il mio desiderio è che questo nuovo ritratto possa sorprendere soprattutto chi Fulci non lo ama, che potrà scoprire cose inaspettate». 
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