XXV edizione
8/13 Dicembre 2015

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Cinque colori per 25 anni
di Marina Fabbri e Giorgio Gosetti

Sono cinque i colori del Noir in questa venticinquesima edizione del Festival. Cinque sfumature adatte a festeggiare un compleanno importante, quello della più prestigiosa e longeva rassegna europea dedicata a un genere narrativo che meglio di ogni altro ha caratterizzato il secolo appena concluso e quello che si mostra oggi tra contrasti sempre più stridenti e presagi d’orrore.

Nel "cuore di tenebra" di una civiltà che fa i conti con la ferocia che ha nutrito come l’uovo del serpente, in un mondo che si sente in balia della guerra globale e che rivisita antichi fantasmi ed eterne paure, possono apparire perfino poca cosa i crimini, le indagini, la guerra della giustizia contro l’illegalità e la rabbia sorda di chi si ribella a un destino di sconfitta, fino a superare i confini della giustizia. Eppure è proprio su questa frontiera, nella lotta contro i facili richiami dell’egoismo, della sete di potere e denaro, nello smarrimento di un’etica collettiva e nella pericolosa fascinazione del male, che ogni giorno la nostra civiltà combatte la battaglia più difficile. Per questo anche un momento di svago e d’intrattenimento come un festival - fatto di film, libri, racconti e memorie - può essere un’occasione preziosa di riflessione culturale, una ricerca su valori e disvalori che chiama in causa ciascuno.

Il colore più luminoso è quello di uno scrittore che ha squassato il genere, rivoluzionato le regole, coltivato la tradizione riscaldandola al sole del calore e polvere del suo Texas come Joe R. Lansdale, vincitore meritatissimo del Raymond Chandler Award, erede legittimo di una serie di maestri che si è aperta con Graham Greene e che l’anno scorso ha laureato Jeffery Deaver. Al creatore dell’irresistibile coppia di investigatori per caso Hap&Leonard, al "campione" Lansdale affidiamo volentieri il testimone di un Festival che sfugge al ricatto emotivo della celebrazione del passato e ama invece guardare avanti, oltre i confini e gli steccati del noir in senso classico.

Il colore più fosco è quello del tema dell’anno che mette in scena la "Notte italiana. 40 anni di crimini e politica, dall’omicidio Pasolini a Mafia Capitale". Nel dialogo tra quattro scrittori che in questi mesi hanno voluto raccontare lo stesso luogo simbolico e reale al contempo - la Roma corrotta e la Roma assassina di quaranta anni fa e di oggi - leggiamo una metafora inquietante di quella società ferita e sfigurata che ci ha visti testimoni muti, involontari conniventi, osservatori distratti. ĞI morti parlano - scrive Carlo Lucarelli nel suo ultimo libro sul delitto Pasolini -. Stesi a terra in mezzo alla strada, riversi sul sedile della macchina, sbriciolati nell’aria o semplicemente scomparsi, parlano a qualcuno anche stando zitti. Impiccati con i piedi che toccano terra, perché un delitto perfetto si nega da solo, non esiste più una volta che è stato compiuto, ma un delitto imperfetto no, quello resta e può essere gestito in seguito per tutelare o ricattare. Schiacciati su un campetto da calcio con il naso piegato da una parte, i morti parlano sempre. Dicono: silenzioğ.

Il colore più brillante è quello dei registi e degli scrittori che ci hanno affidato le loro nuove opere per tratteggiare un percorso spettacolare, divertente, sorprendente, modernis-simo del noir anni Duemila, capace di ibridarsi con ogni forma di racconto (dalla fantascienza alla commedia, dalla favola alla graphic novel) e di restituire al Festival la sua forma ludica, quel senso di festa che meglio di ogni celebrazione fissa la costante e la novità della nostra ricerca sul crinale delle più diverse forme del racconto contemporaneo. Il nostro "campione" in questo territorio si chiama oggi Morgan Lost e ne abbiamo fatto un simbolo, fin dal manifesto dell’anno, realizzato con la collaborazione dei grandi amici delle edizioni Bonelli.

Il colore più nuovo è quello della grande televisione d’autore. Da anni il racconto seriale è entrato a far parte della nostra prospettiva e, in tempi più recenti, è diventato l’autentica star anche nelle vetrine internazionali più importanti. È una storia cominciata proprio con noi, venticinque anni fa, quando David Lynch inventò l’arcano maggiore di Twin Peaks. In quella stagione, diventata presto un modello inimitabile grazie al successo di The X-Files di Chris Carter (Speciale Chandler Award nel 1996), la televisione diventava non più maggiorenne ma luogo avanzato della sperimentazione e dell’entertainment d’autore. Ripartiamo da qui per una cavalcata nell’oggi che va dall’America all’Europa, dalla formula della narrazione estesa a quella del film episodico, con una libertà di progettazione e impaginazione che vogliamo raccontare e promuovere, insieme alla Scuola Holden con l’esperienza di "Film Garage" (progetto MEDIA) e con una riflessione a più voci sul modello italiano ed europeo.

Il colore nostalgico infine. Convinti come siamo che l’immaginazione del domani si fondi sulla memoria collettiva abbiamo intitolato quest’edizione delle "nozze d’argento" a tre protagonisti del cinema che avrebbero compiuto cento anni proprio nel 2015: il "misfit" Anthony Quinn che ha lasciato la sua impronta da zingaro e bucaniere, cow boy e avventuriero, poliziotto e bandito, partigiano e guerrigliero nel cinema americano e in quello italiano. Frank "faccia d’angelo" Sinatra, l’italo-americano che legò la sua fortuna in sette decenni di carriera alla musica e al cinema, che fece parte del "Rat Pack" all’ombra dei Kennedy e scalò le vette del successo anche grazie a dubbie amicizie, che ispirò il mito di Ocean’s Eleven e quello dell’Uomo dal braccio d’oro, che fu gangster e poliziotto, che legò il suo nome al più profetico thriller politico di sempre, The Manchurian Candidate. E infine, com’è ovvio quest’anno, il "terzo uomo" Orson Welles, la maschera di Quinlan e Kane, di Arkadin e Lime, il tormentato e nerissimo Macbeth e l’iracondo assassino Othello, l’innamorato accecato dalla Signora di Shanghai e lo spietato nazista di Lo straniero. Grazie alla collaborazione con Istituto Luce - Cinecittà i "Magnifici Tre" sono gli alfieri di quest’edizione del Noir a Courmayeur.

Grazie alla complicità di molti amici che hanno voluto festeggiare con noi i venticinque anni del Festival, quella del 2015 sarà un’annata "da collezione". Tutte buone ragioni per unire a noi in un brindisi ideale i molti che nella Vallée ci hanno fatti sentire - nel corso degli anni - valdostani d’adozione; la gente di Courmayeur che ci ha prima guardati come alieni e poi adottati come lontani parenti che una volta all’anno ritornano a casa; la squadra di formidabili professionisti che ci ha consentito di far crescere, un’edizione dopo l’altra, il Festival fino a farne un’eccellenza molto imitata e mai eguagliata; i produttori, editori, scrittori, registi, artisti, giornalisti, storici, che di quest’anno sono gli autentici protagonisti. A tutti voi l’augurio di coltivare sempre lo spirito di libertà, giustizia, sete di verità che del noir è l’anima più autentica.